La Qualità del Miele
Esistono criteri di qualità che potremo definire assoluti ed altri che sono invece in relazione al nostro gusto o all'uso specifico che dovremo fare del prodotto. Primo elemento di qualità la genuinità e salubrità del prodotto: in questo caso, però, il problema non si pone, in quanto scegliere miele vuol dire, in ogni caso, scegliere un prodotto ottimale da questo punto di vista.
E' genuino in quanto la denominazione commerciale di miele è ammessa, per legge, solo per il prodotto che sia fatto dalle api a partire da nettare o da melata: non esistono, in altre parole, mieli "artificiali" o fatti con lo zucchero; prodotti del genere non possono essere legalmente commercializzati. Chi dovesse arrischiarsi a farlo commetterebbe una frode, e neppure molto conveniente.

Al miele commercializzato come tale non è permessa l'aggiunta di nessun altro prodotto.

Niente conservanti, quindi, non ce ne sarebbe bisogno, ma neanche coloranti o aromatizzanti: l'aroma e il colore del miele sono quelli che gli derivano dalle piante bottinate dalle api.
Tra i prodotti alimentari il miele è anche uno di quelli che può dare maggiori garanzie riguardo alla presenza di eventuali residui di sostanze estranee: anche in questo caso è la legislazione, con norme restrittive, a fare da guardiana alla salute pubblica, ma è la sua stessa natura ad assicurare la necessaria salubrità.
Altro criterio di qualità, la buona conservabilità del prodotto, che è collegata a un basso contenuto d'acqua. In questo caso è l'apicoltore, o comunque chi commercializza, a selezionare i mieli in modo da garantirne la qualità sotto questo punto di vista. La legge, in questo caso, è molto permissiva, ma è anche interesse del produttore non mettere in commercio prodotti che rischiano di fermentare. I mieli fermentati si riconoscono facilmente già dall'aspetto schiumoso, con bolle di gas inglobate ed un'eventuale separazione tra la componente liquida e quella solida.
L'odore e sapore di fermentazione e di acido confermeranno eventualmente la diagnosi. Anche un miele con eccesso di umidità non ancora alterato ma predisposto alla fermentazione, può essere individuato facilmente dall'eccessiva fluidità.

Un altro elemento di scelta, in quanto parte importante della qualità, la freschezza del prodotto: per poterla valutare sarebbe necessario avere l'indicazione della data di produzione oppure di quella di un termine preferenziale di consumo. Per il miele, purtroppo, non è obbligatorio apporre questo tipo d'indicazioni in etichetta. Spesso il produttore fornisce comunque queste indicazioni, rendendo la propria etichetta più completa e segnalando così cura del prodotto e attenzione per il consumatore. Al di là di queste informazioni, un sintomo di invecchiamento e di conservazione a temperatura eccessivamente elevata la separazione di fasi, cioè l'evidenziazione di uno strato di miele liquido alla superficie del prodotto cristallizzato.

Anche i prodotti che hanno subito dei trattamenti termici devono essere considerati impoveriti rispetto agli equivalenti non riscaldati. E' meglio diffidare quindi dei prodotti che vengono presentati allo stato liquido in una stagione in cui sarebbe lecito immaginarli già cristallizzati, a meno che non si tratti di robinia (acacia), castagno o melata: con ogni probabilità sono stati rifusi.

A proposito dell'origine occorre ricordare che il nostro paese non è autosufficiente per quello che riguarda la produzione di miele: circa il 50 % del consumo è sostenuto da prodotto di importazione.
La maggior parte del miele importato proviene da Paesi extraeuropei che sono più favoriti del nostro per le condizioni produttive legate all'ambiente e che hanno diversa struttura sociale ed economica: questo fa sì che i prodotti provenienti da questi Paesi arrivino sul mercato italiano ad un prezzo che è di molto inferiore al costo di produzione del miele in Italia. Si importano soprattutto mieli millefiori dall'America latina, dall'Est europeo e dalla Cina; tra i mieli uniflorali il più importato è sicuramente quello di robinia (acacia), proveniente da Ungheria, Romania e Cina.
Dal punto di vista della qualità obiettiva, non si può generalizzare pretendendo un maggiore o minore valore del miele italiano o di quello importato. E' plausibile immaginare una maggior freschezza per i prodotti di casa nostra rispetto a quelli che hanno percorso migliaia di chilometri. E' certo invece che ci sono delle differenze apprezzabili nelle caratteristiche organolettiche e per questo è importante che il consumatore possa riconoscere i diversi prodotti al momento dell'acquisto. Inoltre il miele proveniente da alcuni paesi in cui il livello tecnologico è ancora molto basso (Cina, per esempio) sono caratterizzati da costanti difetti sul piano organolettico (sapore di ferro).

D'altra parte il prodotto importato presenta costantemente due caratteristiche interessanti: la prima, è il costo contenuto rispetto al prodotto nazionale; la seconda è la notevole costanza da una partita all'altra e di anno in anno, dovuta ai diversi presupposti produttivi e alla selezione fatta in partenza. Queste condizioni ne fanno i prodotti preferiti dalla maggior parte degli utilizzatori industriali. Anche a livello artigianale (laboratori di pasticceria, panificatori) o casalingo, per la preparazione di dolci che vanno cotti e per i quali, quindi, l'utilizzo di un miele costoso sarebbe un lusso non sempre giustificato, il rapporto qualità/prezzo può farli preferire. Ma per chi apprezza veramente il miele, la grande variabilità del prodotto nostrano è proprio la caratteristica di maggior pregio: la ricerca di sapori sempre nuovi sarà uno dei motivi per scegliere il miele italiano.

Molti degli aspetti qualitativi dipendono dal produttore - confezionatore:
la scelta dell'azienda in cui riporre la fiducia non è quindi senza importanza. La scelta del produttore è molto importante soprattutto per quegli aspetti per i quali il consumatore è meno tutelato dalle norme vigenti (denominazioni uniflorali, freschezza). Spesso la coscienziosità del produttore si può misurare sulla completezza e trasparenza dell'etichetta


  


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